
Oggi è il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. E qui si apre sempre un dibattito gigante che potrebbe avere molti spunti di riflessione se non si trasformasse nell’ennesima lotta, nel tentativo di scagionarsi e di dare la colpa a qualcuno. La maggior parte delle opinioni saranno superficiali (come spesso succede con le opinioni): “le donne sono un fiorellino prezioso e non vanno toccate”, “i femminicidi sono tanti e brutti, buuu”.
E poi il giorno dopo via con i titoloni in cui il padre di famiglia, il buon lavoratore preso da un raptus di gelosia uccide la moglie o la compagna. La brutalità passa in secondo piano. Vabbè l’avrà anche pugnalata diciotto volte ma era pur sempre un uomo accecato dall’ammòre. I femminicidi sono uno dei pochi casi in cui si è così indulgenti con i colpevoli. Attenzione non sono per il giustizialismo, sacrosanta la presunzione di non colpevolezza. Ma allo stesso tempo sacrosanto il rispetto verso la vittima, verso le atrocità che può aver subito. La discussione non è su come è successo, non è su come prevenire queste violenze, ma sul perché. Come se ci fossero delle giustificazioni, delle attenuanti in base al tipo di rapporto che si aveva con la vittima. L’uomo in queste dinamiche è sempre punito ma assolto allo stesso tempo. Non si descrive l’episodio con la freddezza e il rispetto che meriterebbe “l’uomo x ha ucciso la donna x”, c’è sempre qualche inutile dettaglio in più per convincerci che la vittima ha una responsabilità su quello che le succede, per quanto tremendo sia, sotto sotto, la colpa è sua.
Perché questo discorso vi dà fastidio?
Parlo con voi uomini, i pochi che leggeranno questo post.
Vi dà fastidio perché c’è un problema. Perché siete d’accordo, come potreste non esserlo? La maggior parte di voi non farebbe mai nulla di simile, la maggior parte di voi non userebbe violenza di alcun tipo su una donna. Eppure siete infastiditi da questo discorso, preferite evitarlo. Se vostra sorella venisse da voi a dire che il compagno le fa del male reagireste in un certo modo, ma se leggete un articolo di giornale in cui si condanna la retorica sui femminicidi, si parla di responsabilità maschile, ecco, lì è diverso, lì è troppo, lì è generalizzare e attribuire a tutti gli uomini responsabilità per azioni che non hanno compiuto. Perché voi siete brave persone, non siete come gli altri. E questa storia dei femminicidi non vi riguarda.
E non vi riguarda nemmeno quella del catcalling, perché voi non lo fate. Però vi sembra eccessivo una legge che lo punisca in qualche modo. E sotto ai meme in cui si dice che “provarci con una tipa nel 2021 è come schivare i raggi laser per entrare nel caveau di una banca”un po’ ci ridete. In effetti cavolo, non ci si può neanche più provare tranquillamente che una chiama al catcalling, alla molestia. Queste tipe di oggi non stanno più allo scherzo, al complimento, alla mano sulla coscia, al bacio non richiesto, alla palpata in discoteca che poi se una viene vestita così è perché vuole farsi palpare diciamocelo.
È indifferente cosa dica o cosa pensi. Se è vestita così, se te la fa annusare, allora tutto è lecito, perché è in quel modo che ti dà il suo consenso, no? Non è il “no” dopo che conta. E se sei uno di quei bravi ragazzi che non insiste se riceve un no, lei rimane comunque una gran puttana, che si è fatta desiderare e ti ha lasciato a bocca asciutta.
Queste boiate da nazi-femministe non vi riguardano, perché voi siete i buoni.
Ed è sempre fuori da ogni dubbio che lo siate, è una certezza inconfutabile.
Eppure dall’inizio dell’anno ci sono state un centinaio di vittime di femminicidio; quasi tutte le donne che conoscerete hanno subito un qualche tipo di molestia più o meno grave, ma comunque quel tipo di molestia per cui la sera ti congedi da un’amica chiedendole di scriverti quando è arrivata a casa. Cominciano a esserci molti casi isolati, non trovate?
Però non riguarda nessuno, sono tutte mele marce, tutti uomini esasperati dal comportamento della donna.
Il problema più grande siete voi persone per bene. Perché siete così convinti di esserlo da non riconoscere più un problema quando c’è. Vi infastidisce a prescindere l’insinuazione che sia anche un po’ colpa vostra. Vi infastidisce che le donne siano vittime perché anche voi vorreste arrogarvi il diritto di esserlo ogni tanto, per questo ogni discussione che tiri fuori come le differenze di genere permeano le nostre vite le trovate eccessive e noiose, perché sembra sempre che qualcuno vi accusi di qualcosa.
Quante generalizzazioni, “not all men” dio santo! E io capisco questo voler stare sulla difensiva, questo volersi dissociare: care femministe, prendetevela coi maschilisti veri, io di male non ho fatto nulla.
Però vi siete mai fermati una volta a riflettere quando qualcuno vi ha accusato?
Avete mai pensato “cavoli, io faccio questa cosa?”, avete mai pensato “nella vita, in che modo evito che la cultura dello stupro e il maschilismo diventino parte integrante del modo in cui ci comportiamo all’interno della società?”. Quando mai lo facciamo? Abbiamo pure vergogna a definirci femministi, ma su, siamo ridicoli. Cosa significa non essere femminista? Pensi che le donne siano inferiori? Che debbano stare in casa a cucinare? Per piacere.
Però una cosa che ho notato è che quando si parla di violenza di genere, di femminicidi, di discriminazione di genere, differenze salariali, c’è sempre qualcuno che tira fuori il classico “e allora gli uomini?”.
E allora lo dico io vorrei rispondere.
Quanto vi siete interessati del fatto di non avere uno straccio di dignitoso congedo parentale? Quanto vi lamentate con gli amici del fatto di non potervi truccare o mettere una gonna se vi va? Quanto spesso parlate tra di voi dell’impotenza, dell’eiaculazione precoce, della sessualità, dell’invertire i ruoli nel sesso ed essere succubi e non dominatori, della fatica a manifestare apertamente le vostre emozioni e le vostre fragilità? Quante pagine seguite che parlano di problematiche maschili radicate nel patriarcato? E che non siano un pretesto per odiare le donne e il femminismo (rimaniamo fuori dalla corrente RedPill).
Quante di queste cose fate quotidianamente? Quanto vi siete interessati degli uomini che subiscono violenza da mogli, compagne ed ex mogli?
Quanto vi interessate degli uomini transgender che subiscono violenza?
Quanto ci interessiamo di queste cose? Quanto vi interessate voi uomini dei problemi che vi riguardano più direttamente? Poco o niente. Saltano fuori giusto quando il dibattito è incentrato sugli svantaggi delle donne, lì diventano tutti paladini della parità di genere: “se le donne vogliono essere sullo stesso piano non devono essere avvantaggiate”, “e della violenza subita dagli uomini non se ne parla?” ecc…
E mi sono sempre chiesta, perché parlare di un certo argomento toglie importanza ad un altro? Sto parlando di femminicidi e tu ti rendi conto che potrebbero esserci anche molti casi di violenza di genere subiti dagli uomini che non vengono denunciati. Parlane. Informati. Renditi conto che esiste un problema se un uomo non può denunciare una violenza perché rischia di passare sempre dalla parte del carnefice.
Renditi conto che c’è un problema se una donna che denuncia una violenza o un abuso si sente dire che doveva dirlo prima, che se l’è cercata, che la responsabilità è sempre sua e non di chi usa violenza.
Non so voi, ma io non sono contro gli uomini ma io sono contro la violenza e contro il patriarcato.
E dovremmo sforzarci di capire dove sbagliamo, perché è nella vita di tutti i giorni che alimentiamo questo meccanismo. Ogni tanto dovremmo tutti e tutte provare ad avere l’umiltà di dire: “sì, sono maschilista, cosa posso fare di diverso?”.
Ora ve lo richiedo. Siete i buoni?