• roberto-ferri-liberaci-dal-male

    Vorrei capire perché la felicità ha il vizio di essere un abbaglio. Perché le cose non sono mai esattamente come sembrano. Perché non possono rimanere come sono. Perché trovo tanto difficile accontentarmi. Abituarmi. Sforzarmi di mostrarmi vulnerabile anche solo per un briciolo di quello che realmente sono. Non capisco perché ogni ostacolo mi fa cadere e perché quando mi rialzo vorrei sempre tornare indietro. Non capisco perché all’inizio ero così veloce ed ora la mia testa ha deciso di rovinarlo. La mia codardia mi ha bloccato e sento male dappertutto, e non ho abbastanza fiato e vorrei fermarmi senza neanche arrivare al capolinea. Perché preferisco mollare piuttosto che non vincere. E ho la consapevolezza che più volte mi succederà di stancarmi così velocemente di qualcuno, più le volte dopo farò fatica a trovare la fiducia, ad essere me. Già ora non sono in grado. Mi sembra strano che a qualcuno possa andare bene così e basta. Così come sono. Con tutto questo schifo di paura e problemi e dubbi e tristezze. E allora mi viene da ridere, da fare quella che vuoi che sia. Non parlo, ti ascolto, ti conosco e ti odio sempre di più perché io non riesco invece a lasciare che tu mi conosca, e a te non interessa. Come potrebbe? Sono vuota. Vuota, completamente. Non ho spessore. E forse è meglio così. Forse non sono semplicemente fatta per queste cose. Forse devo solo continuare a buttare fuori il brutto senza aspettare qualcuno che lo faccia per me.

    Camilla

  • IMG_20200102_164354_682Mi mancherà avere il sapore del mare sulle labbra, e il profumo della spiaggia. Mi mancherà il tramonto estivo che sembra ti voglia trascinare fino alla notte, sembra che ti dica di aspettare, che la festa non è ancora cominciata, che quello è solo l’inizio. I tramonti estivi non sembrano una fine, sembrano un prologo, ti aprono a mille possibilità, a mille vite, a mille luoghi e tempi. E ti senti scorrere lungo la schiena un qualche brivido di eternità mentre te ne stai lì a guardarli. Ti immagini mentre cresci, vivi, invecchi e muori, ma sempre lì, con un Sole dalla goliardica mole che con la sua carezza rosso arancione ti abbraccia, famigliare. E’ il momento che preferisco quello, prima che accada quello che deve accadere, prima di sbagliare, rimediare, di riuscire e avere gioia o dolore, quel momento di crescente aspettativa prima della notte, prima di sapere se ci saranno stelle o no, se la Luna sarà piena. Il momento in cui puoi concederti un’infinità di sogni, senza doverli realizzare.

    Camilla

  • Si hanno ben chiari i propri principi, e i propri valori finché non si ha la possibilità di infrangerli, di calpestarli, di violarli anche solo per provare la proibita ebbrezza dell’errore. Dell’immorale. Che cos’è poi la moralità? Una catasta di convenzioni, un’insieme di cose che non vanno o vanno fatte perché “è così che si fa”, perché si è sempre fatto così, perché è sbagliato non farlo. Ed improvvisamente, quando una persona che si reputava una buona persona fa una serie di cose sbagliate ed è dotata di una certa razionalità comincia a cambiare qualche principio, a renderlo più conforme ai suoi errori, alle sue distrazioni, al suo cambiamento. Senza crederci, più che altro, come spostare un quadro davanti ad un’incrostazione sul muro. Rimane quell’infantile, disperato tentativo di giustificare il proprio comportamento, di far trasparire che va tutto secondo i piani, ogni cosa è sotto controllo. Non preoccupatevi, sto sbagliando, ma lo faccio di proposito.

    La verità è che la situazione mi sta sfuggendo dalle mani, me la sento proprio correre via, mi sento trasportare come quando sott’acqua cerchi di ritornare a galla dopo che un’onda ti ha buttato sotto. La verità è che non davo valore a certe azioni finché non le ho compiute, dopodiché ho smesso di capire quando andrebbero fatte e se andrebbero fatte. Ho smesso di capire come voglio essere, dove mi sto portando. Cammino come un’ubriaca, stordita, ebbra, ma non incosciente. Da che parte si va? Qualcuno mi dica da che parte devo andare! E mi rimane il dubbio di star girando in tondo, sempre meglio che imboccare la via sbagliata. Sono solo qui, ferma in questa rotonda, che prendo chi arriva e lo mando via e ho paura di farmi mandar via, ma allo stesso tempo non voglio restare qui, in questo punto morto, a questo vicolo cieco. Ditemi dove andare, cazzo.

    Qualcuno diceva che quando niente è più certo, si ha la certezza del dubbio.

    Camilla

    PS: domani comincia la scuola

  • Sui quaderni di scolaro
    Sui miei banchi e gli alberi
    Sulla sabbia sulla neve
    Scrivo il tuo nome

    Su ogni pagina che ho letto
    Su ogni pagina che è bianca
    Sasso sangue carta o cenere
    Scrivo il tuo nome

    Sulle immagini dorate
    Sulle armi dei guerrieri
    Sulla corona dei re
    Scrivo il tuo nome

    Sulla giungla ed il deserto
    Sui nidi sulle ginestre
    Sulla eco dell’infanzia
    Scrivo il tuo nome

    Sui miracoli notturni
    Sul pan bianco dei miei giorni
    Le stagioni fidanzate
    Scrivo il tuo nome

    Su tutti i miei lembi d’azzurro
    Sullo stagno sole sfatto
    E sul lago luna viva
    Scrivo il tuo nome

    Sulle piane e l’orizzonte
    Sulle ali degli uccelli
    E il mulino delle ombre
    Scrivo il tuo nome

    Su ogni alito di aurora
    Sulle onde sulle barche
    Sulla montagna demente
    Scrivo il tuo nome

    Sulla schiuma delle nuvole
    Sui sudori d’uragano
    Sulla pioggia spessa e smorta
    Scrivo il tuo nome

    Sulle forme scintillanti
    Le campane dei colori
    Sulla verità fisica
    Scrivo il tuo nome

    Sui sentieri risvegliati
    Sulle strade dispiegate
    Sulle piazze che dilagano
    Scrivo il tuo nome

    Sopra il lume che s’accende
    Sopra il lume che si spegne
    Sulle mie case raccolte
    Scrivo il tuo nome

    Sopra il frutto schiuso in due
    Dello specchio e della stanza
    Sul mio letto guscio vuoto
    Scrivo il tuo nome

    Sul mio cane ghiotto e tenero
    Sulle sue orecchie dritte
    Sulla sua zampa maldestra
    Scrivo il tuo nome

    Sul decollo della soglia
    Su gli oggetti familiari
    Sulla santa onda del fuoco
    Scrivo il tuo nome

    Su ogni carne consentita
    Sulla fronte dei miei amici
    Su ogni mano che si tende
    Scrivo il tuo nome

    Sopra i vetri di stupore
    Su le labbra attente
    Tanto più su del silenzio
    Scrivo il tuo nome

    Sopra i miei rifugi infranti
    Sopra i miei fari crollati
    Sulle mura del mio tedio
    Scrivo il tuo nome

    Sull’assenza che non chiede
    Sulla nuda solitudine
    Sui gradini della morte
    Scrivo il tuo nome

    Sul vigore ritornato
    Sul pericolo svanito
    Sull’immemore speranza
    Scrivo il tuo nome

    E in virtù d’una parola
    Ricomincio la mia vita
    Sono nato per conoscerti,
    Per chiamarti

    Libertà

    Paul Eluard

    (tratto dal film Maps to the Stars)

  • Eccolo qui. Un altro quando sfangato e consumato dal tempo. Una tappa bruciata. Una tappa che da lontano era solo uno sbuffo di polvere all’orizzonte e si poteva forse fantasticare su cosa fosse. Ora quella fantasia l’ho vissuta. Diciassette anni, oramai si è grandi, non si hanno più alibi o nascondigli. E’ un’età così agognata ed immaginata che viverci dentro non sembra mai del tutto reale, si ha come la sensazione che possa trattarsi di un misterioso spettacolo, di un ambiguo e vacuo scenario di un’ipotetica vita. E invece no. E’ tutto reale, è tutto tangibile, la teoria diventa pratica, le parole assumono forma e prendono suoni, l’idea diventa corpo, il sogno possibilità, il desiderio emozione. E’ come d’un tratto tuffarsi e rimanere immersi, sott’acqua, in mezzo ai pesci, con un velo cristallino a separarci dal cielo, tanto più leggero, dal quale si guardava il mare con paura e curiosità. Ed improvvisamente si è lì, circondati da quella strana sostanza morbida e pesante, e tangibile, che spinge contro ogni centimetro di pelle del nostro corpo e ci fa rendere conto di esistere, eppure abbiamo paura che sia un sogno perché la sensazione dell’esistenza non ci aveva mai sfiorato prima.

    Camilla

  • Può restare qui. Tra di noi. Adesso. Non dobbiamo farlo sapere o andare avanti, o sforzarci, o consumarci. Ora. Pensa ad ora. C’è silenzio. Il tempo è fermo, sfruttiamo questa sua distrazione. Ho bisogno di te, ora. E tu hai bisogno di me, ora. Tutto il resto andrà avanti più tardi. Più tardi quando saremo io e te e non noi, ma più tardi.

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    Camilla

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    Pensavo a quello che mi hai detto l’altro giorno, riguardo il mio dipinto. Sono stato sveglio tutta la notte a pensarci. Poi ho capito una cosa, e sono caduto in un sonno profondo, tranquillo, e da allora non ho più pensato a te. Sai che cosa ho capito? Sei solo un ragazzo. Tu non hai la minima idea delle cose di cui parli. Non sei mai stato fuori Boston?
    Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti… Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto… mai visto. Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio sulle tue preferenze, potrai perfino aver scopato qualche volta… ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici. Sei uno tosto. E se ti chiedessi sulla guerra probabilmente mi getteresti Shakespeare in faccia eh? “Ancora una volta sulla breccia cari amici!”… ma non ne hai mai sfiorata una. Non hai mai tenuto in grembo la testa del tuo migliore amico vedendolo esalare l’ultimo respiro mentre con lo sguardo chiede aiuto. Se ti chiedessi sull’amore probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile… non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell’inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia d’ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine “orario delle visite” non si applica a te. Non sai cos’è la vera perdita, perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso: dubito che tu abbia mai osato amare qualcuno a tal punto.
    Io ti guardo, e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sé, vedo un bulletto che si caga sotto dalla paura. Ma, sei un genio Will, chi lo nega questo. Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo. Ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita del cazzo. Sei orfano giusto? Credi che io riesca a inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente, me ne strafrego di tutto questo, perché sai una cosa, non c’è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del cazzo. A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo, vero campione? Sei terrorizzato da quello che diresti. A te la mossa, capo.

    Will Hunting, Robin Williams (Sean)

  • Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita nell’istante prima di morire. Prima di tutto, quell’istante non è affatto un istante: si allunga, per sempre, come un oceano di tempo. Per me, fu… lo starmene sdraiato al campeggio dei boy scout a guardare le stelle cadenti; le foglie gialle, degli aceri che fiancheggiavano la nostra strada; le mani di mia nonna, e come la sua pelle sembrava di carta. E la prima volta che da mio cugino Tony vidi la sua nuovissima Firebird. E Janie, e Janie… e Carolyn. Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno l’avrete.

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    Finisco di vedere American Beauty e vengo travolta dall’eterea e malinconica dolcezza della canzone Because dei Beatles. Non ho il tempo di pensare, di fermarmi ad analizzare ogni parola, di verificare che tutto sia chiaro. Non ci sono più parole. Non c’è niente da dire perché credo anch’io, come Lester, che la bellezza sia troppa e non voglio rischiare di banalizzarla con i miei tentativi di descriverla. Forse semplicemente non posso. A me piace la sensazione che ti lascia un bel film; gli occhi di Kevin Spacey; gli occhi di quell’uomo alto che incontro al bar che sembra sempre altrove e sembra anche tanto triste; mi piace quando sotto le coperte mi tocco la pelle liscia; quando la piazza è illuminata dagli ultimi bagliori rosati della giornata e sembra estate per quella poca gente che passa; mi piace guardarmi le scarpe e camminare a ritmo con la musica negli auricolari; mi piace quando una persona mi sorride senza aspettarsi niente in cambio; mi piace vedere le stelle la mattina con l’aria gelida che si lascia cadere sulle mie guance; mi piace piangere per qualcosa di poco grave; mi piace impazzire ed improvvisamente vedere solo le cose belle. Mi piacerebbe essere semplice. Per accontentarmi di contemplare, e sentire il profumo di tutta questa meraviglia.

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    Si vuole sempre guardare più in là. Cercare qualcosa che sia nel profondo, raccogliere le briciole, cercare di impregnarsi le narici di un profumo in modo tale da non perderlo mai del tutto. Ci si concentra in eccesso sulla paura del futuro, sulla paura di perdere quello che si sta vivendo, che è così bello, in maniera ingiustificabile e indescrivibile. Si cercano parole, si cerca di comprendere, di riassumere, quando è tutto lì! E più tempo si passa a cercare di non farlo svanire mai, più in fretta di dissolverà, non lasciando altro che un forte rimpianto. Rimpianto del passato. Tutto pur di evitare il presente, tutto pur di stare altrove, da una qualsiasi altra parte, basta non stare lì, basta non dover ammettere che si è fermi mentre il resto si muove, mentre il tempo mangia e consuma senza risparmiare essere alcuno. E noi si è lì fermi, con l’illusione  di essere in un qualche modo incatenati tra passato e futuro. Ma i piedi si muovono, l’aria è la stessa, solo una grande malinconia. Se solo non aveste voluto capire quella bellezza, la bellezza non va capita, non va contenuta, va accolta, vissuta. Vivere. Vivere lasciando che l’altrove se la sbrighi da solo, altrove.