Mi pento di tutto il tempo perso. Eppure non so come rimediare, in effetti non si può, ma non so nemmeno come evitare di perderne ancora. Sento di andare troppo lentamente per questa società, troppo lentamente rispetto ai miei sogni e alle mie aspettative. Indietro rispetto a tutti e tutto. Sento che la mia vita prosegue mentre io mi trascino arrancando e la osservo e continuo a reagire, a fare quel passettino in più, quello sforzo, ma è così misero per colmare il distacco. Oramai sembra un abisso.

Vorrei che ci fossero giornate più lunghe, no anzi, vorrei che esistesse qualcosa come l’NZT di Limitless, una qualche sostanza che mi faccia sfruttare il 100% del mio cervello, quelle puttanate lì che si vedono nei film, avete presente? Ecco, vorrei averne scorte infinite. E andare velocissima. Capire, assimilare, studiare, relazioni sociali, sport, interessi, libri da leggere, cose da scrivere, costruire il proprio futuro, mattoncino dopo mattoncino. Finirò questo percorso e sarò un prodotto senza valore per il mercato del lavoro? Una macchina vecchia e lenta con la testa piena di astrazioni fisiche e concetti matematici. Cosa offro io al mondo? Oltre alle noiose e sporadiche lamentele impresse su un blog sconosciuto?
Ci sono così tante domande da farsi, che si vorrebbero fare a qualcuno, ma nessuno può darvi una risposta perché ognuno è impegnato a rispondere alle proprie. Risposte tutte diverse. Rimpiango di aver chiesto sempre poco o niente ai professori quando non capivo, perché ora mi rendo conto di quanto sia importante avere una soluzione.
E’ così complesso il mondo in cui viviamo, e sento di non capirne nulla. Poi hey, c’è chi non ne capisce nulla come me e si inventa teorie complottiste sui giganti, io almeno me ne sto qui nel mio angolino di disperazione senza disturbare nessuno. Però si capisce perché è così facile provare questo senso di smarrimento, uno dei motivi per cui è difficile pensare a cosa si vorrebbe fare del proprio futuro è che con l’università ci si incanala in una strada ben precisa, e spesso molto classica. Certo può avere svariate e affascinanti diramazioni, ma porta i più ignoranti o i più ingenui (parlo di me) a pensare che il futuro si proponga in quelle statiche alternative: medicina, fisica, giurisprudenza, scienze dell’educazione, sociologia ecc ecc… E non è neanche lontanamente paragonabile a tutto quello che si può creare, scoprire, il mondo del lavoro si potrebbe dire che non ha praticamente più limiti. Ma ci entra ancora gente, come la sottoscritta, che ha una limitata immaginazione, se si somma questo alla mancanza di tempo da dedicare ai propri interessi ci si ritrova in un vicolo cieco.
E si ritorna al tempo. Il tempo nemmeno lui mi aspetta, giustamente ha altro da fare, altri da inseguire. Rimango indietro io, a leggere queste pagine di Teoria delle Distribuzioni, con la voglia di capire, ma con questa paura di essere sempre più in ritardo che distrae, distoglie, rallenta. La mia mente vola via in qualsiasi altro pertugio che mi distragga dalla consapevolezza, mi porta persino in quella saletta dove si alcolizza la mia coscienza, e quando sono lì la coscienza mi dice “vai, veloce! Non perdere tempo!” E io vorrei solo risponderle che non lo perderei se non fossi lì ad ascoltare i suoi giudizi, o forse sì. Difficile abitare la propria mente, ti crea delle illusioni e poi ti abbandona, non ti aiuta neanche un po’, come se non avessi bisogno di lei. E tutti corrono e corrono, servirebbe un momento per pensare, anche se di pensare, a dirla tutta, ne ho un po’ le palle piene.